Bentornati readers, il nostro viaggio nella storia e nella memoria continua in compagnia di Romina Casagrande, al suo esordio letterario in casa Garzanti con un romanzo forte, che dà voce a una pagina dimenticata della nostra storia, “I bambini di Svevia”.
IL ROMANZO
Titolo: I banbini di Svevia
Autore/Autrice: Romina Casagrande
Editore: Garzanti
Data di uscita: 09 Gennaio 2020
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 400
Prezzo cartaceo: 18,60€
Prezzo ebook: 9,99€
Protetta dalle mura di una casa nascosta dal rampicante, Edna aspetta un segno. Da sempre sogna il giorno in cui potrà mantenere la parola data. L'unico a farle compagnia è Emil, un pappagallo dalle grandi ali blu. Non le è mai servito altro. Fino a quando una notizia la costringe a uscire dall'ombra e a mettersi in viaggio. È arrivato il momento di tener fede a una promessa a lungo disattesa. Una promessa che lega il suo destino a quello dell'amico Jacob, che non vede da quando erano bambini. Da quando, come migliaia di coetanei, furono costretti ad affrontare un terribile viaggio a piedi attraverso le montagne per raggiungere le fattorie dell'Alta Svevia ed essere venduti nei mercati del bestiame. Scappati dalla povertà, credevano di trovare prati verdi e tavole imbandite, e invece non ebbero che duro lavoro e un tozzo di pane. Li chiamavano «bambini di Svevia». In quel presente così infausto, Edna scoprì una luce: Jacob. La loro amicizia è viva nel suo cuore, così come i fantasmi di cui non ha mai parlato. Ma ora che ha ritrovato Jacob, è tempo di saldare il suo debito e di raccontare all'amico d'infanzia l'unica verità in grado di salvarli. Per riuscirci, Edna deve tornare dove tutto ha avuto inizio per capire se è possibile perdonarsi e ricominciare. Lungo antiche strade romane e sentieri dei pellegrini, ogni passo condurrà Edna a riscoprire la sorpresa della vita, ma al contempo la avvicinerà a un passato minaccioso. Perché anche la fiaba più bella nasconde una cupa, insidiosa verità. I bambini di Svevia è un romanzo indimenticabile. Per la capacità di leggere l'animo umano con profondità ed empatia. Per il coraggio di far luce su un capitolo poco conosciuto della storia italiana, quello dei bambini che, per tre secoli e fino alla seconda guerra mondiale, venivano venduti dalle famiglie per lavorare nelle fattorie dell'Alta Svevia. Per la protagonista, Edna, un personaggio vivido e coinvolgente. Una storia che è un tuffo in un mondo in cui la natura dice più delle parole e in un passato dimenticato che chiedeva di essere raccontato.
presentazione del romanzo
Essere grandi significa avanzare, avanzare significa andare lontano, andare lontano significa ritornare.
Chi sono i bambini di Svevia?
L'espressione bambini di Svevia (in tedesco Schwabenkinder) designa quei bambini, figli di contadini, perlopiù tra i 5 e i 14 anni, provenienti da Tirolo, Alto Adige, Liechtenstein e Svizzera che, a partire dal XVII secolo con apice e fine all'inizio del XX secolo, venivano acquistati e impiegati in Svevia dai proprietari terrieri per lavori stagionali.
Il 19 marzo (festa di San Giuseppe) si svolgeva il mercato in piazza dove venivano scelti i “lavoratori” in base alle qualità fisiche e alle esigenze dei compratori.
Le retribuzioni consistevano per lo più in indumenti e pochi soldi a fronte di un impegno lavorativo di diversi mesi. I giovani restavano al servizio dei loro compratori fino alla fine di ottobre e al ritorno erano sollevati dall'obbligo di frequenza scolastica invernale.
Le città scelte come destinazioni erano Ravensburg, Friedrichshafen, Kempten e, a richiesta, anche Wangen, Weingarten, Tettnang e Bad Waldsee.
La partenza avveniva in marzo. Date le condizioni climatiche primaverili ancora rigide e le notevoli distanze da percorrere, il viaggio, che durava diversi giorni, era molto faticoso e pericoloso. Si dovevano infatti seguire sentieri montani ancora innevati e dormire in accampamenti di fortuna come stalle. I bambini, vestiti di stracci, erano accompagnati da un adulto, solitamente un giovane parroco.
Il lavoro che i giovani svolgevano variava molto in base alle disposizioni del compratore ma si trattava solitamente di mansioni agricole o di allevamento bestiame per i maschi, e di servitù casalinga per le femmine.
Anche se in alcuni casi il periodo passato al servizio di queste persone si rivelò un'esperienza positiva, frequenti furono i casi di padroni violenti o di lavori prossimi alla schiavitù che sovente generavano casi di infortunio, morte o violenze di ogni tipo.
Alla fine della stagione estiva i bambini potevano tornare dalle loro famiglie. Molti di questi però sceglievano di restare nelle più ricche regioni della Germania.
All'origine del fenomeno vi era la profonda povertà che caratterizzava l'Alto Adige (in particolare la Val Venosta), la Svizzera e la parte occidentale dell'Austria, specie nei loro territori montani. Uno dei principali motivi alla base di tale povertà era la frammentazione delle proprietà agricole, derivante dal sistema di successione ereditaria. Tale polverizzazione, in un'attività che già di per sé produceva scarso reddito, non consentiva spesso di sovvenire alle necessità delle famiglie, normalmente assai numerose.
In questo quadro migliaia di bambini erano talora impiegati come contadini o servi nelle campagne. Quando la disoccupazione si inaspriva e le risorse a disposizione delle famiglie erano talmente scarse da renderne impossibile la sopravvivenza, una soluzione fu quella di cercare lavoro stagionale nelle regioni più ricche a settentrione, come la Svevia.
(Fonte: Wikipedia)
Una pagina della nostra storia sconosciuta ai più, che l’autrice porta alla ribalta grazie alla storia di Edna e di una promessa, che ormai alla soglia dei novant’anni la lega ancora a Jacob, quel piccolo bambino dagli occhi all’ingiù che la faceva sentire al riparo, al sicuro, protetta!
Un storia che parla di amicizia, di coraggio e di legami forti e inarrestabili, nonostante il tempo e le distanze, e di cicatrici incancellabili che segnano la nostra vita ma che in un modo o nell’altro ci rendono unici, speciali, e ci aiutano a crescere rendendoci che le persone che siamo.
Un grande, intenso ed emozionante viaggio nella memoria, che consiglio a tutti di leggere, soprattutto se come me, amate arricchire il vostro bagaglio culturale con nuove conoscenze storiche.
«Torneremo a casa, te lo prometto», le disse lui, lo sguardo concentrato sulle ombre che si muovevano fra i rami. «Insieme», promise lei. E lo sentiva forte, nel cuore. Niente li avrebbe mai portati lontani. Nessuno li avrebbe divisi.
Per scoprire molto altro su “I bambini di Svevia” continuate a seguire il Blog Tour!!!
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