18 ottobre 2019

SANGUE SPORCO - ENRICA ARAGONA - CORBACCIO EDITORE


Buongiorno lettori, oggi vi parlo di un romanzo difficile, crudo, ma potente e molto significativo. Un romanzo che mi ha subito incuriosito per le molte similitudini con il famosissimo e indimenticabile romanzo di un’autrice che  io amo alla follia, “Il rumore dei tuoi passi” di Valentina D’Urbano.
Il romanzo in questione è “Sangue sporco” di Enrica Aragona, una giovane e promettente autrice romana, edito da Corbaccio e uscito in tutte le librerie e gli store online il 23 Maggio.

IL ROMANZO

Titolo: Sangue sporco
Autore/Autrice: Enrica Aragona
Editore: Corbaccio
Data di uscita: 23 Maggio 2019
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 283
Prezzo cartaceo: 16,90€
Prezzo ebook: 9,99€


Roma, fine anni Settanta: un quartiere appena nato che confina con l'inferno, il sogno della casa popolare che diventa subito incubo. Scilla ha quattro anni quando, sul volto di suo padre, vede disegnarsi la rabbia per la vita che li attende. Ma in un luogo dove ognuno ha un dolore a cui sopravvivere, in uno spazio di abbandono che contamina chi ci vive fino a distruggerlo, c'è anche Renata. Ed ecco che quello spazio si dischiude, poco a poco, e quei palazzoni fatiscenti diventano lo scenario in cui nasce e cresce un rapporto fatto di amicizia, desiderio e paura, un rifugio in cui Scilla e Renata si nascondono da una realtà dove nei vasi fioriscono le siringhe e il riscatto si porta sempre dietro la colpa. Perché dove non ci si può permettere di sognare, la vita corrode ogni legame, separa i destini, allontana le persone. Ma lascia, comunque, la speranza di potersi salvare.

RECENSIONE

Ci sono romanzi che ti entrano dentro e ti rimangono scolpiti addosso per sempre… “Il rumore dei tuoi passi” per me, è stato questo; un graffio al cuore mai rimarginato, una ferita aperta che fa sempre male, ogni qual volta pensi a quei piccoli scriccioli diventati adulti troppo presto, e nel peggiore dei modi.
“Sangue sporco” non è molto diverso, forse meno diretto, più cauto e dosato ma ugualmente potente.
Mentre la D’Urbano colloca i suoi personaggi all’interno della “fortezza”, Enrica Aragona ambienta invece la sua storia a “Isola nuova”, una terra promessa ai margini della Roma bene, presentata come nuovo angolo del territorio capace di dare slancio e nuove opportunità alle famiglie che ne faranno parte. 
Un nuovo inizio da cui partire per una vita migliore, una casa, con delle mura vere in una nuova zona, con progetti di espansione grandiosi ma che come spesso accade, si perde tra le maglie della burocrazia e della politica, finendo per diventare soltanto un ghetto, un angolo di cemento e polvere, controllato dalla criminalità. 
Degrado, droga e morte, è in mezzo a tutto questo che crescerà Scilla, la protagonista del romanzo, cercando giorno per giorno di non soccombere e non farsi trascinare nell’inferno di quella vita, stringendo i pugni e cercando di resistere al richiamo di quel “sangue sporco”, infetto, ultimo regalo di una madre mai conosciuta e per cui paga colpe che non ha.
Ventuno anni, undici mesi e diciotto giorni. Il tempo che mi è servito per accettare che non ci sia stato nessun lieto fine, che nessuno sia vissuto felice e contento. Il tempo trascorso a condannare te soltanto per assolvere me stessa, a incolparti di peccati che non avresti più potuto scontare, come se tutto questo servisse davvero a sentirmi innocente. Come se rimanere sprangata dentro al mio rancore ripetendomi mille e mille volte ‘passerà’, sapendo che non sarebbe passato proprio niente, servisse davvero a stare meglio. Finalmente però è arrivato il momento in cui ho capito che per stare meglio dovevo liberarmi di te, e che c’era un solo modo per farlo: perdonarti.
In mezzo a tutto questo, un’unica luce… Renata, quella piccola e sgangherata ragazzina che l’ha accolta nel suo primo giorno a Isola nuova, la cui luce però, sarà destinata a spegnersi troppo in fretta, sotto il peso di una famiglia assente e dell’odore putrido del suo dolore.
Un rapporto strano il loro; un legame indissolubile partito da una curiosa e sincera amicizia, virato poi in amore violento, ossessivo ma soprattutto sbagliato!
[…] Io devo tenerti lontana da tutto questo schifo» indicò con la mano la stanza in cui eravamo. «Perché?» «È l’unico modo per proteggerti.» «Io non voglio essere protetta. Io voglio stare con te.» «Tu sei una delle poche cose belle che ho» mi disse, accarezzandomi i capelli. «Se non ti proteggo, ti perdo.»
La storia scritta da Enrica Aragona è forte e potente proprio per la realtà dei fatti descritti, il suo stile essenziale e diretto, racconta di quartieri abbandonati, degradati, lasciati ai margini della società, di quei quartieri che incontri oggi passeggiando per strada; veri e propri ghetti stracolmi di immigrati, ma anche di italiani disperati e lasciati completamente soli.
Racconta di un tempo in cui l’omosessualità era un tabù, qualcosa di anormale e peccaminoso… che poi a pensarci bene, sono davvero cambiate le cose ai giorni nostri? 
E racconta di un legame, che sia di sangue o meno, che dà forza e spirito di volontà nel cambiare in positivo, un destino che in fin dei conti ci è stato affibbiato, che non ci siamo scelti!
Un’ottima prima prova per l’autrice che ha saputo tenere botta, tenendo testa al paragone con la D’Urbano, a cui tanti l’hanno accostata, riportandomi indietro nel tempo a quando leggevo di Bea e Alfredo… solo che adesso accanto a loro vedo anche Scilla e Renata!
Io e te eravamo un’addizione che restituiva sempre un risultato sbagliato. Dovevamo essere una sottrazione, fin dall’inizio.
 

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