Buongiorno Readers, oggi giornata ricca, quindi partiamo subito con il Blog Tour dedicato al romanzo d’esordio di Katie M. Flynn, “Lasciami andare” uscito ieri per Frassinelli.
Noi di In punta di carta ci occuperemo del rapporto tra gli umani e i cosiddetti compagni, in quello che è un romanzo dai tratti particolari, ambientato in un futuro falcidiato da una perenne quarantena e che ha oltrepassato il normale utilizzo della tecnologia… vi suona familiare?
IL ROMANZO
Titolo: Lasciami andare
Autore/Autrice: Katie M. Flynn
Editore: Frassinelli
Data di uscita: 12 Maggio 2020
Genere: Fantascienza
Pagine: 272
Prezzo cartaceo: 17,90€
Prezzo ebook:
Lilac ha sedici anni, ma non è propriamente una ragazza, almeno non la ragazza che è stata. Quello che è rimasto di lei è la sua coscienza, diventata proprietà della Metis, una società high-tech che conserva le memorie dei morti per reinstallarle in nuovi «corpi»: i più poveri sono inseriti in oggetti di uso comune, i più fortunati in umanoidi tanto raffinati da sembrare donne e uomini. Sono i compagni, androidi di nuova generazione, e sono destinati ad arricchire le tasche della Metis e l'esistenza di chi è rimasto in vita dopo un'epidemia che ha decimato la popolazione. Per sopravvivere, i vivi si sono rinchiusi in grandi torri dotate di tutti i comfort. Completamente isolati. Lilac è stata assegnata a una ragazzina della sua età, alla quale racconta com'era il mondo ai suoi tempi. Lilac ricostruisce così la propria memoria, fino al momento della sua morte. Rendendosi conto di essere stata uccisa. Quanto tempo è passato da quel momento? Può ancora cercare il suo assassino e vendicarsi? Può ribellarsi alle leggi della Metis uscendo dalla torre per fare giustizia? La risposta è sempre sì, e Lilac attraverserà questo nuovo mondo per scoprire quanto di umano è rimasto in lei.
RELAZIONI TRA COMPAGNI E UMANI
Prima di addentrarci nell’argomento cerchiamo insieme di capire chi sono e cosa sono i compagni.
I Compagni sono una sorta di macchine, alcune di livello basico e altre di livello avanzato, e quindi più sviluppate e dalle sembianze umanoidi, che hanno lo scopo di tenere compagnia agli esseri umani.
Tenete presente che ci troviamo di fronte ad una continua e perenne quarantena, in cui nessuno è libero di uscire, incontrare amici e avere rapporti familiari, da qui l’esigenza di una compagnia che diversifichi e renda più sopportabile lo scorrere dei giorni.
I compagni però hanno una particolarità, all’interno di queste macchine è stato impiantato un processore in cui risiede la coscienza degli umani che vogliono in qualche modo sopravvivere nonostante il loro corpo abbia abbandonato il mondo terreno.
Sono forme di vita tecnologiche programmate per rispondere a qualsiasi comando; i modelli base sono dei veri e propri robot, con un involucro di plastica bianca, uncini al posto delle mani e ruote al posto dei piedi, i modelli avanzati, i più costosi, sono dotati di vera e propria pelle e perfettamente identici all’uomo.
Ma possono davvero essere considerate macchine se in loro risiede una coscienza e soprattutto ricordi, seppur in quantità limitata, della loro vita umana?
È proprio questo, quello che mi sono chiesta appena ho terminato la lettura del romanzo e ho iniziato a ragionare su cosa scrivere in questo articolo, si perché nel romanzo, dopo un iniziale momento in cui i compagni si limitavano a rispettare i comandi, provando alle volte emozioni, tenerezza, tristezza ed empatia per i loro “padroni”, le cose cambiano drasticamente.
Compagni e umani convivono, si aiutano, si usano e se dapprima la loro è una convivenza pacifica, dopo, quando persino i compagni si adeguano al mondo terrestre e alle dure leggi della sopravvivenza, tutto diventa più difficile, e torna a dominare l’ideologia del diverso e quindi del pericolo, ovviamente con alcune eccezioni.
Ma leggendo tra le righe, tra gli atteggiamenti, le azioni ed i modi di pensare dei compagni, ho notato che il confine che differenziava compagni da umani, si andata via via ad assottigliarsi, fino a ridursi completamente, fino a confondere totalmente le due figure.
L’unica parziale differenza è la continua manutenzione, riparazione e sostituzione dei pezzi logorati dei compagni, che poi oddio, pensandoci tutto questo avviene anche per l’essere umano… ed è qui che torna ad assillarmi la domanda che vi ho posto.
Possiamo davvero parlare di macchine? C’è davvero una differenza?
Io non ne sono totalmente sicura e i rapporti tra compagni e umani descritti all’interno del romanzo, credo mi diano ragione, adesso però sta a voi darmi una risposta… provateci!
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