Buongiorno amici lettori, oggi ho il piacere di inaugurare la nuova collaborazione con la Sem, Società Editrice Milanese, e di recensire un romanzo sicuramente diverso rispetto a quello che di solito vedete qui sul blog, ma che per chi mi conosce, e sa della mia passione per la storia, non troverà strano vedere.
Sto parlando de Le armi di ieri, romanzo autobiografico di Max Marambio, uscito lo scorso 2 settembre.
IL ROMANZO
Titolo: Le armi di ieri
Autore/Autrice: Max Marambio
Editore: Sem Editore
Data di uscita: 02 Settembre 2021
Genere: Narrativa Contemporanea/Storico
Pagine: 224
Prezzo cartaceo: 17,00€
Prezzo ebook: 8,99€
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L’11 settembre 1973 il governo cileno di Salvador Allende viene destituito da un violento golpe militare guidato dal generale Pinochet. Max Marambio è un testimone eccezionale di quei giorni frenetici. Formatosi negli anni Sessanta nella Cuba di Fidel Castro, dopo la morte del Che aveva fatto ritorno in Cile per militare nel MIR, il movimento clandestino della sinistra rivoluzionaria, finché nel 1971, a soli ventitré anni, era diventato responsabile del GAP, la guardia personale di Salvador Allende. Quando i militari del generale Pinochet danno inizio al colpo di Stato, Marambio si mette a disposizione di Allende e, dopo la morte del presidente, affronta un’ultima disperata missione: difendere l’ambasciata di Cuba e l’arsenale di armi che i cubani vi hanno abbandonato. La cronaca delle ultime drammatiche ore del governo democratico e dei dieci mesi di strenua resistenza di Marambio nell’ambasciata disegna la parabola discendente di un paese e insieme delle speranze di una generazione. Max Marambio racconta dall’interno, con la passione del militante e la naturalezza di chi ne è stato protagonista, gli avvenimenti che hanno segnato il destino di un intero continente. Attraverso annotazioni di esperienze quotidiane, dipinge ritratti intimi ed estremamente umani degli attori con cui ha condiviso la sua parabola di vita: personaggi storici come Fidel Castro e Salvador Allende, accanto a donne e uomini “normali”, gli eroi anonimi di quei giorni sanguinosi.
RECENSIONE
Max Marambio, nato nel 1947 in Cile, negli anni Sessanta ha vissuto a lungo a Cuba, imparando le tecniche di guerriglia da Fidel Castro, per poi diventare, nel 1971, responsabile della guardia personale di Salvador Allende.
Dopo il colpo di Stato di Pinochet, nel 1973, e la morte di Allende, si è rifugiato per dieci mesi nell’ambasciata cubana, prima di passare vent’anni in esilio tra Cuba e l’Europa.
È ritornato in Cile nel 1993, dove vive tuttora.
Commentare un libro è, in generale, un compito relativamente semplice, perché per spiegare o contestualizzare la storia o le idee presentate da un autore, basta scegliere quella più rilevante o degna di essere evidenziata in tale opera, o per riassumere, il suo argomento centrale. Nel caso del libro autobiografico di Marambio le cose non sono così semplici, perché il testo racconta con grande naturalezza e disinvoltura aspetti dell'affascinante vita del suo autore, figlio del deputato socialista Joel Marambio, avvenuta in un'epoca segnata, prima, dalla rivoluzione cubana, poi dalla guerriglia del Che in Bolivia, e poi dal governo di Unità Popolare e dal golpe in Cile.
Capirete dunque che raccontare, o per contro tralasciare qualche dettaglio, significherebbe svelarne troppo il contenuto, anche se parliamo di storia, conosciuta e vissuta anche solo trasversalmente da tutta l'Europa.
Nel suo libro Max Marambio, non solo non rinnega il suo passato rivoluzionario, ma al contrario lo giustifica, lo glorifica e lo esalta, e con una scrittura intelligente e perspicace, rende conto delle proprie esperienze di giovane rivoluzionario, contribuendo così a illuminare importanti dettagli della storia recente del Cile e dell'America Latina.
Collocato, per i contatti internazionali del padre e per le proprie convinzioni rivoluzionarie, al centro di queste importanti vicende storiche, Marambio presenta la propria versione e le proprie impressioni delle vicende che ha dovuto vivere in gioventù, tra le quali spiccano: la sua la partecipazione al GAP, la guardia personale del presidente Allende, le sue esperienze durante l'11 settembre, l'assedio militare e il combattimento nell'ambasciata cubana quel giorno.
Marambio ci racconta con grande veridicità ognuno di questi eventi, fornendoci dettagli sconosciuti che ci aiuteranno a formare una visione più completa e affidabile di ciò che era allora successo.
Il racconto delle sue "avventure" intorno e dentro l'ambasciata cubana, nei giorni e nei mesi successivi al golpe, occupa un posto speciale.
La morte di Allende mi provocò un dolore molto intimo, che non potei condividere con quanti mi circondavano quando sapemmo la notizia. Non mi venne in mente di chiedere un minuto di silenzio né di cantare l'inno nazionale né di dire qualche parola in sua memoria. In realtà, nemmeno il presidente, pur con l'affetto che provavo per lui, o forse proprio per questo, si salvava dai miei rancori. Mi disturbava che fosse morto nell'ostinazione di non arrendersi all'evidenza che la destra non avrebbe accettato la sua rivoluzione pacifica, e senza concedere nessuna legittimità alla lotta in Cile. Adesso mi animava soltanto il desiderio di combattere contro il sopruso che avevo davanti agli occhi e morire con la maggior dignità possibile, che è l'unico privilegio che la vita lascia agli sconfitti. Quel sentimento prevaleva su ogni emozione.
Riguardo a Allende come uomo e uomo politico, Marambio fornisce una visione perspicace e penetrante.
Poiché era un uomo d'onore, la sua decisione finale fu consapevole: morì difendendo le istituzioni cilene; un atteggiamento diverso non faceva parte del suo progetto di vita. [...] Oggi che viviamo in un mondo di uomini politici privi di convinzioni, se penso a Allende sento la sua mancanza, e mi rammarico per molte delle nostre incomprensioni di allora.
E ancora:
Il mio rapporto personale con Allende non fu quello di amici intimi, né quello tra un padre e un figlio. Non fu segnato da un'attrazione viscerale verso di lui, ma da un impegno nei confronti dell'uomo e degli scopi che si prefiggeva, malgrado le mie divergenze suoi metodi scelti per raggiungerli. Con il passare degli anni, ho la sensazione di volergli più bene di prima. Sono consapevole di avere conosciuto una persona eccezionale, che ha bisogno di tempo perché la sua integrità e la sua profonda umanità si rivelino interamente. Il futuro, quando la storia riuscirà a separare il grano dal loglio, gli renderà più giustizia.
Il libro di Max Marambio, senza dubbio, merita di essere letto, meditato e discusso da chiunque sia interessato allo studio e alla comprensione del periodo storico in cui visse e morì combattendo il presidente Allende, e di cui abbiamo ancora molto da sapere, nonostante i lunghi anni trascorsi.
Un ricostruzione accurata e sicuramente affidabile di anni intensi, anni che hanno cambiato il destino di un intero continente!
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