Buon pomeriggio lettori, oggi vi parliamo di un romanzo potente, immerso negli orrori di una guerra che ha portato distruzione e dolore, e di cui ancora oggi si fa fatica a capirne le ragioni.
Sto parlando del romanzo di Kerry Drewery, "L'ultima gru di Carta", edito da Rizzoli e uscito il 28 Luglio.
IL ROMANZO
Titolo: L'ultima gru di carta
Autore/Autrice: Kerry Drewery
Editore: Rizzoli Editore
Data di uscita: 28 Luglio 2020
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 288
Prezzo cartaceo: 15,00€
Prezzo ebook: 7,99€
Link di acquisto: Amazon
Dice un proverbio giapponese: se avrai la pazienza di piegare mille gru di carta, il tuo desiderio si avvererà. È una splendida giornata d'estate. Ichiro, che sta per compiere diciotto anni, e il suo amico Hiro si godono una giornata libera dalla mobilitazione per lo sforzo bellico. Una luce abbagliante accompagna l'esplosione della bomba che cambierà le loro vite e il mondo. Feriti e confusi, i due ragazzi attraversano la città devastata alla ricerca della sorellina di Hiro, Keiko, che si trovava all'asilo. Quando dopo ore di disperata ricerca finalmente riescono a trovarla, alla gioia di abbracciarla illesa si sostituisce presto la consapevolezza di non essere in grado di portarla davvero in salvo. Hiro è ferito gravemente e Ichiro capisce che deve cercare aiuto, che da solo non potrà mai farcela. Chiede a Keiko di aspettarlo lì dov'è e in pegno della sua solenne promessa di tornare a prenderla le lascia un origami, una gru di carta. Ma le cose non andranno come sperava...
RECENSIONE
Il 6 agosto del 1945 gli Stati Uniti sganciarono la prima bomba atomica sulla città giapponese di Hiroshima. Morirono 140 mila persone, di cui la maggior parte civili.
Nel giro di pochi minuti, la bomba atomica sganciata dall’aereo statunitense Enola Gay distrusse completamente case, scuole, ospedali, strade e ponti.
Tre giorni dopo il bombardamento di Hiroshima, il 9 agosto 1945, una seconda bomba atomica fu sganciata su Nagasaki. L’ordigno era più potente di quello utilizzato su Hiroshima, ma il numero di vittime fu inferiore.
Molti hibakusha (nome giapponese che indica i superstiti) non hanno mai voluto confessare di essere sopravvissuti all’esplosione della bomba, per paura delle discriminazioni e dello stigma che colpivano chi era stato esposto alle radiazioni.
Non solo quindi lo strazio di aver subito gli effetti devastanti della bomba, non solo il problema e la fatica di dover ricominciare a ricostruire un’intera vita, ma anche la paura di venir discriminati e allontanati… ingiustizia su ingiustizia.
È questa la storia che Kerry Drewery ha voluto raccontarci, perché troppo spesso si tende a dimenticare, troppo spesso ci si butta alle spalle gli orrori vissuti da altri, troppo spesso ci si dimentica che la bomba atomica è ancora una realtà, e che messa a disposizioni di mani avide e pericolose, potrebbe tornare a distruggere il mondo evoluto che con tanta fatica è stato ricostruito dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale.
Eviterò come sempre di entrare nei particolari del romanzo, perché non voglio togliervi il privilegio di entrare nella storia personalmente, e parlo di privilegio perché la Drewery con estrema grazia e semplicità è riuscita in sole 288 pagine, a creare un’empatia verso i suoi personaggi, davvero ammirevole e impressionante.
Con le illustrazioni di Natsko Seki, che impreziosiscono ancora di più il romanzo, la Drewery, ha raccontato il giorno dell'esplosione, con gli occhi di un diciassettenne, spaesato e in lotta con la sopravvivenza, per se e per chi ha promesso di proteggere a costo della sua stessa vita.
Riporta fedelmente le ferite inferte, la pioggia nera e ciò che rimane della città, con le sue ombre, terrificanti e agghiaccianti a farne da sfondo.
Al centro di tutto, una piccola gru di carta, un banalissimo origami, che però per il popolo Giappone rappresenta ben altro.
È famosa, in Giappone, la storia della piccola Sadako Sasaki, sopravvissuta alla guerra ma morta anni dopo per aver contratto la Leucemia linfoblastica acuta, dovuta alla lunga esposizione alle radiazioni della bomba atomica.
Sadako comincia a realizzare le sue mille gru proprio sul letto di un ospedale, a detta del fratello ne realizzerà 1340 che però non basteranno a far avverare il suo desiderio.
A lei, e a tutti i bambini che hanno perso la vita, sono dedicati numerosi monumenti.
Il più famoso realizzato nel Peace Park di Seattle, nello Stato di Washington, USA, progettato da Floyd Schmoe e inaugurato il 6 agosto 1990, nel 45° anniversario della bomba, raffigura una bambina sorridente che tende la mano con una piccola gru, come a volerla liberare nel cielo.
Molti hibakusha (nome giapponese che indica i superstiti) non hanno mai voluto confessare di essere sopravvissuti all’esplosione della bomba, per paura delle discriminazioni e dello stigma che colpivano chi era stato esposto alle radiazioni.
Non solo quindi lo strazio di aver subito gli effetti devastanti della bomba, non solo il problema e la fatica di dover ricominciare a ricostruire un’intera vita, ma anche la paura di venir discriminati e allontanati… ingiustizia su ingiustizia.
È questa la storia che Kerry Drewery ha voluto raccontarci, perché troppo spesso si tende a dimenticare, troppo spesso ci si butta alle spalle gli orrori vissuti da altri, troppo spesso ci si dimentica che la bomba atomica è ancora una realtà, e che messa a disposizioni di mani avide e pericolose, potrebbe tornare a distruggere il mondo evoluto che con tanta fatica è stato ricostruito dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale.
Eviterò come sempre di entrare nei particolari del romanzo, perché non voglio togliervi il privilegio di entrare nella storia personalmente, e parlo di privilegio perché la Drewery con estrema grazia e semplicità è riuscita in sole 288 pagine, a creare un’empatia verso i suoi personaggi, davvero ammirevole e impressionante.
Con le illustrazioni di Natsko Seki, che impreziosiscono ancora di più il romanzo, la Drewery, ha raccontato il giorno dell'esplosione, con gli occhi di un diciassettenne, spaesato e in lotta con la sopravvivenza, per se e per chi ha promesso di proteggere a costo della sua stessa vita.
Riporta fedelmente le ferite inferte, la pioggia nera e ciò che rimane della città, con le sue ombre, terrificanti e agghiaccianti a farne da sfondo.
Al centro di tutto, una piccola gru di carta, un banalissimo origami, che però per il popolo Giappone rappresenta ben altro.
«Ti ricordi la leggenda?» chiede. «Se vuoi che un desiderio si avveri devi realizzare mille gru di carta».Una gru di carta, a cui il protagonista, ma non solo, si aggrappa nella speranza di recuperare ciò che ha perduto e per superare il senso di colpa per essere sopravvissuto.
È famosa, in Giappone, la storia della piccola Sadako Sasaki, sopravvissuta alla guerra ma morta anni dopo per aver contratto la Leucemia linfoblastica acuta, dovuta alla lunga esposizione alle radiazioni della bomba atomica.
Sadako comincia a realizzare le sue mille gru proprio sul letto di un ospedale, a detta del fratello ne realizzerà 1340 che però non basteranno a far avverare il suo desiderio.
A lei, e a tutti i bambini che hanno perso la vita, sono dedicati numerosi monumenti.
Il più famoso realizzato nel Peace Park di Seattle, nello Stato di Washington, USA, progettato da Floyd Schmoe e inaugurato il 6 agosto 1990, nel 45° anniversario della bomba, raffigura una bambina sorridente che tende la mano con una piccola gru, come a volerla liberare nel cielo.
Avrete sicuramente capito che il romanzo per me è da 100 e lode.
Ho amato tutto, lo stile dell’autrice, elegante, diretto ma allo stesso tempo semplice, la storia, che nonostante racconti la brutalità di uno dei periodi più brutti che il mondo ha attraversato, porta con se la magia di una leggenda che dona speranza, ma soprattutto ho apprezzato il messaggio che l’autrice ha voluto lanciare ai suoi lettori.
MAI CANCELLARE DALLA MEMORIA!
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