Buon pomeriggio amici lettori, oggi vi parlo de "L'orchestra rubata di Hitler" un piccolo grande gioiello, edito da Salani editore e scritto dalla dolcissima e bravissima Silvia Montemurro.
Un'opera a due voci, quelle di due donne divise dalla Storia e unite dalla musica, ed è proprio di uno degli strumenti più poetici e celebrativi di quest'ultima che vi parlerò, il Guarneri del Gesù.
IL ROMANZO
Titolo: L'orchestra rubata di Hitler
Autore/Autrice: Silvia Montemurro
Collana: Le stanze
Editore: Salani Editore
Data di uscita: 13 Maggio 2021
Genere: Narrativa Storica
Pagine: 352
Prezzo cartaceo: 16,69€
Prezzo ebook: 8,99€
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Berlino, anni Trenta. A Elsa hanno sempre chiesto di obbedire, di fare prima la brava bambina, poi la perfetta moglie tedesca. Intorno a lei, molte donne hanno fatto lo stesso, pronte a servire il Reich accanto ai loro uomini invincibili. Ma l'equilibrio fragile sul quale è costruita la sua vita sta per spezzarsi: suo marito Heinrich, ufficiale delle SS, ha ricevuto un importante incarico segreto, e per la prima volta non è disposto a parlarne con lei. Per scoprire di cosa si tratta, una sera lo segue di nascosto, lo vede entrare in un appartamento, parlare con un superiore, infine trafugare la custodia di un violino. Non un violino qualunque: un Guarneri del Gesù, uno dei pochi esistenti, dal valore inestimabile. Ma Elsa vede anche un'altra cosa: la foto della ragazza che possedeva quello strumento, nei cui occhi riconosce una sofferenza comune. Decide così di cercarla, a qualunque costo, anche se questo significherà mettersi in grave pericolo e gridare la sua voglia di libertà in faccia all'uomo più pericoloso che il Novecento abbia conosciuto. Riportando alla luce uno dei crimini meno noti della storia nazista, Silvia Montemurro compone e dirige un'opera a due voci, quelle di due donne divise dalla Storia e unite dalla musica.
IL GUARNERI DEL GESù
Il Guarneri del Gesù, insieme allo Stadivari, è considerato uno degli strumenti più pregiati e di valore del mondo.
Non a caso, è protagonista di molti romanzi, come lo è appunto de L'orchestra rubata di Hitler, e negli anni molte volte si è vociferato sulla possibilità di realizzare un lungometraggio in onore del suo creatore, progetto purtroppo mai realizzato.
Bartolomeo Giuseppe Antonio Guarneri, questo il nome completo, nato nel 1698 a Cremona, fa parte di un'antica e prolissa famiglia di liutai, il cui capostipite è considerato Andrea.
Allievo del padre, Giuseppe Giovanni Battista, continuò la tradizione di famiglia ispirandosi inizialmente ai modelli dello Stadivari per poi discostarsene, per imprimere ai suoi lavori la propria personalità.
I suoi lavori infatti, presentano una particolare relazione tra intuizione e creatività, sceglie legni meno pregiati ma utilizza una vernice di una trasparenza e di un colore molto caldo, raramente eguagliato e mai superato da altri.
Arrivato ad una certa età, Guarneri del Gesù giunge a una svolta, e pare quasi liberarsi dalle catene della tradizione che fino a quel punto lo avevano trattenuto. Incomincia a fare strumenti sempre più innovativi, guardando molto meno alla precisione tecnica della costruzione, conducendo una continua ricerca sul suono degli strumenti. Ed è in questo breve periodo che costruisce i suoi strumenti più caratteristici, violini molto originali, da molti punti di vista apertamente in contrasto con i canoni della tradizione cremonese, costruiti con una libertà di esecuzione che li fa apparire selvaggi. Formalmente, egli non si allontana dal metodo costruttivo che gli era stato insegnato e mantiene saldi alcuni punti fermi dell'impianto, ma non dedica pù tanta attenzione alla pulizia formale, concentrandosi piuttosto sulla ricerca di un suono migliore, o di un suono particolare. Ecco allora che in ogni strumento, in ogni violino inserisce delle innovazioni, allungando un po' le effe, spostando un po' le punte, modificando le bombature, probabilmente lavorando anche sugli spessori delle tavole e dei fondi.
Dal 1722 non si hanno più sue notizie, fino al 1731, anno in cui ricompare a Cremona sposato con Caterina Rota, tedesca e figlia di un soldato austriaco, arrivando ad operare in proprio, autonomamente dalla bottega paterna.
Risale a quell'anno inoltre, l’ultimo strumento conosciuto con l’etichetta “Giuseppe filius Andrea”; da quel momento in poi comparirà solo quella di Guarneri del Gesù, con un chiaro abbandono della prassi del tempo, che imponeva di utilizzare sui cartigli il nome del capofamiglia fino al giorno della sua morte. Sulla stessa etichetta si può leggere il trigramma “IHS”, abbreviazione del nome greco di Gesù, sormontata da una croce greca posta accanto alla sua firma, a cui si deve lo storico appellativo di questo maestro cremonese che lega la sua fama all'Ottocento romantico e al virtuosismo di Nicolo Paganini.
Il suo strumento più conosciuto è infatti il violino di Paganini, il cosiddetto "Cannone di Paganini", costruito a Cremona nel 1743 e conservato nel Palazzo Municipale di Genova dal 4 luglio del 1851, per consegna fatta alla Civica Amministrazione dal Barone Achille Paganini, figlio del sommo violinista, per volere di Paganini stesso, che lo donò per testamento alla sua città natale il 27 aprile 1837.
Giuseppe Guarneri del Gesù morirà nel 1744, all'età di 46 anni.
Con Guarneri del Gesù si conclude la storia di una dinastia di liutai, durata tre generazioni, che ha attraversato da protagonista la fase conclusiva della grande stagione della liuteria classica cremonese.
Ho ancora una piccola curiosità da raccontarvi, Giuseppe Guarneri del Gesù è spesso ricordato come il "Liutaio maledetto", una leggenda narra infatti che il Guarneri del Gesù fu condannato per aver ucciso durante una lite un avventore in una bettola e imprigionato per dieci anni nella torre del Capitano, e che durante la sua detenzione, ebbe una storia d'amore con la figlia del Capitano della prigione.
Fu soltanto per intercessione di Stradivari che poté continuare a lavorare. Ecco perché si sente parlare a suo indirizzo dei “violini della prigione” e dei "violini della serva", facendo riferimento nel primo caso a un periodo della sua vita e nel secondo al lavoro della ragazza, che lo avrebbe aiutato e forse anche amato.
Tutto ciò spiegherebbe il perchè si perdono le tracce della sua esistenza a Cremona per alcuni anni durante il periodo della sua giovinezza.
È stata una ricerca interessate e molto affascinante quella sul creatore di uno strumento così tanto poetico e melodioso come il Guarneri del Gesù, così come incantevole e coinvolgente è stata la lettura de "L'orchestra rubata di Hilter", che racconta una storia poco conosciuta, la storia della Sonderstab Musik.
Quest'ultima era una specie di squadra speciale per la musica, incaricata dal Führer di rubare e requisire tutti gli spartiti, gli strumenti e le opere che potessero avere un qualche tipo di valore, in poche parole il loro compito consisteva nel rubare la musica.
Mi ha sempre affascinata la storia del Guarneri del Gesù, la sua melodia, la sua delicatezza, e qui Silvia Montemurro con la sua magistrale maturità stilistica, ci racconta la sua storia intrecciandola a quella di due donne, forti, ribelli e rivoluzionarie.
Ogni violino ha la propria voce. Dicono sia per merito dell’anima. Solo un bravo liutaio può combinare i pezzi di legno nella maniera giusta. Sapere quando è il momento di tagliare, di assemblare. Di verniciare. Nessuna componente è lasciata al caso. E il Guarneri del Gesù non produceva un suono normale. Piangeva. Raccontava. Strideva di dolore.
Una storia ricca di fascino e mistero, da cui traspare tutto l'amore e la passione dell'autrice, non solo per la musica ma per l'arte in generale, e che regala al lettore emozioni intense che toccano le corde più profonde dell'animo umano, anche e soprattutto grazie al periodo storico in cui esse si svolgono, macchia indelebile della storia europea.
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