Buongiorno amici lettori, oggi torniamo con un nuovo romanzo targato Leone Editore.
Questa volta vi parliamo de "Il mio nome è Ventitré" di Ilaria Chinzari, un romanzo profondo e toccante che ripercorre attraverso gli occhi di una donna, uno dei periodi più terribili e oscuri della storia europea.
IL ROMANZO
Titolo: Il mio nome è Ventitré
Autore/Autrice: Ilaria Chinzari
Collana: Sàtura
Editore: Leone Editore
Data di uscita: 20 Maggio 2021
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 336
Prezzo cartaceo: 13,90€
Prezzo ebook: -
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Dopo una lunga e sfortunata relazione con un uomo più grande di lei, Chiara non sembra più in grado di aprire il suo cuore a nessuno, né di vivere pienamente la sua vita. La svolta arriva quando Massimo, l’amico di sempre, le mostra il diario di sua nonna Rossana. In esso si trova la corrispondenza di lei con il marito Gabriele, mentre quest’ultimo era in Russia con l’esercito italiano, durante la Seconda guerra mondiale. Gabriele non è mai tornato dalla Russia, ed è stato dato per disperso. Affascinata da questo intreccio di storia, amore e mistero, Chiara si carica della missione di scoprire cosa è stato di Gabriele e prende il primo aereo per Mosca. Il viaggio, in compagnia dell’enigmatico funzionario dell’Ambasciata italiana, Anatoliy, metterà Chiara davanti a segreti inaspettati, a vicende di dolore, coraggio e affetto. E la porterà a interrogarsi su se stessa e su ciò che desidera nella sua vita.
RECENSIONE
Ilaria Chinzari è nata a Roma a due passi da Porta Portese, negli anni in cui ne cantava Baglioni.
È laureata ma preferisce ricordare gli attestati ottenuti a un corso di ceramica e a uno di Reiki, nonché un ritratto fattole da un amico nel 1992.
Ama giocare a pallavolo e passeggiare tra le montagne.
Scrive di notte, sempre dall’una alle tre, per combattere l’insonnia: ritiene infatti la scrittura l’unico modo per gestire un sogno, senza imprevisti, dall’inizio alla fine.
Il mio nome è Ventitré è il prequel del suo primo romanzo, A dolor del vero (BookRoad 2020).
Ho così tante sensazioni ed emozioni dentro, che quasi non riesco a trovare le parole per descrivervi "Il mio nome è Ventitré".
Questo romanzo, che devo essere sincera nei primi capitoli mi aveva lasciata un po' perplessa, si è rivelato essere invece custode di parole, emozioni e significati che lasciano il segno, persino ai cuori più duri e freddi.
È un fiume che scorre il mio amore, procede a te attraverso le terre in cui cammini, e tocca i luoghi più lontani desolati che troverai per la strada. Immagina che io ti trasporti attraverso correnti calde verso il mare della salvezza. Le mie acque saranno una lente per ingrandire l'orizzo te lontano, e la tua casa non più meta da raggiungere ma punto di partenza per ricominciare a sperare. Guardando attraverso i ricordi potrai vedere il tuo ritorno.
Questo passo è solo un esempio delle splendide parole che l'autrice ha voluto regalarci attraverso i diari e le lettere di nonna Rossana, pagine nelle quali esprime tutta la sua paura e il suo straziante dolore per la perdita del marito, Gabriele Gaiani, mai rientrato in patria e dato per disperso durante la campagna di Russia nel 1943.
La storia di Rossana e Gabriele si intreccia con quella di Chiara Morandi, amica d'infanzia di Massimo, figlio di Antonietta Gaiani, nata proprio negli anni della Seconda Guerra Mondiale, che mai ha conosciuto il padre.
È grazie a Massimo se Chiara ha l'opportunità di leggere i diari e le lettere dei due coniugi, trovando in esse parte della sua storia.
Ripercorrere il mio dolore, passando sopra le orme del dolore di qualcun altro, poteva essere la strada giusta per trovare un po' di serenità.
Chiara infatti, così come nonna Rossana, non si è mai arresa all'evidenza, attendendo per dieci lunghi anni il ritorno di un amore perduto, e forse per fuggire, forse per ritrovare sé stessa, decide di partire alla volta di Mosca per cercare di scoprire cosa ne è stato di Gabriele.
Affiancata da Anatoly, funzionario dell'ambasciata italiana, Chiara scoprirà le terribili vicende avvenute nei gulag, i campi di concentramento e di lavoro coatto per prigionieri politici in Unione Sovietica, sentirà testimonianze dirette dei deportati sopravvissuti ma soprattutto tornerà ad amare se stessa dando il giusto peso e il giusto valore ai suoi sentimenti.
Tutto questo però è nulla rispetto a ciò che leggerete; è sicuramente una parte storica fondamentale ma la storia è molto più complessa e contorta di così, ed è innegabile il grande e profondo studio di ricerca che la Chinzari, ha dovuto affrontare per descrivere così nitidamente fatti e luoghi.
Il mio nome è Ventitré è un romanzo che ti rapisce piano ma inesorabilmente, e quando lo fa, non puoi fare altro che assecondarlo, seguendo quel fiume di parole che conduce sì all'amarezza ma anche e soprattutto, alla consapevolezza dello sconfinato e immenso amore che risiede dentro ognuno di noi.
Se vi dicessi il perché di questa mia ultima affermazione vi rivelerei troppo del finale del romanzo, e vi giuro, sto cercando di trovare altre parole per farvi comprendere ma ironia della sorte, non ne trovo, e mai come adesso mi trovo d'accordo con Rossana quando dice:
Il mio amore potrebbe viaggiare ad ali spiegate, ma spiegare il mio amore, ora, è difficile come volare.
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