Buon pomeriggio Readers, è uscito pochi giorni fa, grazie ad Altre Voci Edizioni, Berith. L'allenza, il romanzo d'esordio di Matteo Corvino. Un romanzo di avventura, che affonda le radici nell’architettura sacra e nella storia antica, con sfumature misteriose e intriganti... potevamo rifiutare di partecipare a questo straordinario Blog tour? Ovviamente no, quindi eccoci qui, a proporvi un'interessantissima intervista all'autore.
Viaggiate con noi attraverso i misteri della storia!
IL ROMANZO
Titolo: Berith. L'alleanza
Autore/Autrice: Matteo Corvino
Editore: Altre Voci Edizione
Data di uscita: 20 Maggio 2022
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 304
Prezzo cartaceo: 16,40€
Prezzo ebook: -
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Monaco di Baviera. Teo è un giovane ricercatore, impegnato nel campo dell'architettura sacra. In un momento di crisi del suo percorso accademico, riceve l'inaspettata visita del signor Kramer, un anziano gentiluomo in possesso di uno strano reperto, custodito dalla sua famiglia da generazioni. Invogliato dalla promessa di un lauto compenso, Teo accetta l'insolito l'incarico di indagarne l'origine e di stimarne il valore, arrivando così a scoprire che l'oggetto ha in effetti più di 3000 anni. Ma da dove proviene? Come ne è venuto davvero in possesso Kramer? Chi è Stern, l'amico fin troppo interessato a tutta la faccenda? E perché i due spariscono senza lasciare traccia proprio quando Teo nota le prime incongruenze? Per ottenere risposte che sembrano non voler essere trovate, Teo si spingerà in una ricerca sempre più insidiosa, fino a svelare, tra sacro e profano, un segreto dalle radici antichissime.
Intervista autore
Quando nasce l’idea di BERITH e perché?
Il seme di Berith è una tesi universitaria. L’ultimo anno di studi alla facoltà di Architettura, avevo trovato una professoressa così pazza da accettare la mia proposta di ricerca: un’analisi testuale delle architetture bibliche. Imparai a conoscere il Tabernacolo di Mosè e il Tempio di Salomone come le mie tasche, per sei mesi, almeno, non feci altro che studiare le prime miniature che le rappresentavano, la Bibbia e le architetture mesopotamiche e egizie che definivano gli archetipi stilistici.
La cosa era diventata un po’ un’ossessione e, immediatamente dopo la laurea, tentai di rimanere in accademia per continuare le mie ricerche sull’architettura sacra. Per un paio d’anni contattai svariate università europee, e alcune si dimostrarono interessate, ma non riuscivo a trovare la maledetta borsa di studio che avrebbe consentito a quel sogno di continuare. Nel frattempo, lavoravo in uno studio di architettura; disegnare casette e ottenere permessi edilizi era diventato il mio inferno privato, e volevo fuggirne al più presto. L’unica architettura che mi interessava era quella immortale con cui l’uomo aveva cercato di dare un senso a ciò che non capiva del tutto, il Sacro. Inoltre − dammi pure dell’ingenuo – immaginavo la carriera accademica come una professione ricca di viaggi e, in un certo senso, avventure.
Alla fine, ho capito che se avessi continuato così, se fossi rimasto in quel limbo, non sarei mai riuscito a costruirmi una vita. Mi sono arrabbiato, mi sono depresso, poi ho mandato tutto a quel paese e sono passato oltre.
E invece il tuo desiderio di scrivere?
Quello è nato perché, in verità, non sono mai veramente riuscito ad accantonare il tutto. Dopo i fatti di cui sopra, mi sono dedicato a una nuova professione con energia pari solo alla frustrazione provata prima, e ho fatto una carriera velocissima. Ho iniziato a occupare posizioni manageriali a partire dai 30 anni, e mi sono ritrovato borghese. Sicurezza economica, prospettive, viaggi, eccetera. E tutto ciò che avevo studiato stava svanendo. Così, una sera che mia moglie era fuori con le sue amiche, mi sono messo a scrivere. Ho iniziato a fantasticare su come sarebbe stata la mia vita se fossi riuscito a rimanere in accademia, e ho buttato giù tutto quello che sapevo sul Tabernacolo.
Quanto tempo ci hai messo a scrivere il romanzo? E qual è il messaggio per i lettori?
Berith ha avuto una gestazione molto lunga, per tre motivi: il primo, è che lavoravo dieci ore al giorno e scrivevo nei ritagli di tempo. Il secondo motivo è che si trattava del mio primo romanzo, e per quanto uno si ritenga capace di scrivere, la verità è che bisogna imparare a farlo; questa fase di apprendimento – che, probabilmente, non finisce mai − mi ha fatto riscrivere Berith svariate volte. Infine, il terzo motivo è che quell’argomento mi aveva già causato una grande delusione e avevo paura di provarne un’altra, scrivendo un romanzo che non sarebbe piaciuto a nessuno.
Non so se si possa parlare di “messaggio” per i lettori, ma credo ci siano due piani di lettura. Il primo concerne il concetto di Sacro, è esterno al protagonista e si svilupperà ulteriormente nella prossima avventura di Sangalgan, ovvero: tutto ciò che sappiamo, o crediamo di sapere, sul Sacro, è filtrato. La nostra generazione si sta allontanando dalla religione, specificamente da quella cristiana, perché questa è il risultato di superfetazioni teologiche talmente complesse da essere quasi incomprensibili. La Chiesa poi è una struttura amministrativa che la maggior parte delle persone non riesce più a spiegarsi. Ma c’è un messaggio originario che, invece, è attualissimo, assai più semplice, e su cui ha senso interrogarsi. Il protagonista, Sangalgan, è convinto di poter capire questo messaggio “leggendo le pietre”, e per questo è diventato ricercatore.
Il secondo piano di lettura è interno al protagonista, e vede un semplice interesse accademico trasformarsi prima in un desiderio di avventura, poi in una sorta di ossessione. Sangalgan crede che inseguirla darà un senso alla sua vita, non riesce a fermarsi quando sarebbe logico e sensato farlo.
Berith è una duplice alleanza: quella biblica del popolo ebraico con Dio, e quella del protagonista con i suoi fantasmi.
Se dovessi sintetizzare tutta la storia in una citazione (tua) quale sarebbe?
L’ossessione è inseguire qualcosa fino alla fine del mondo, pur sapendo che è una pessima idea.
Quanto c’è di te nel tuo protagonista?
La mia vita si separa da quella del protagonista nel momento in cui lui riesce dove io ho fallito: diventare un ricercatore. Non saprei dire quanto mi sia simile o quanto sia diverso: non voglio pensarci. Quello che posso osservare è che ora Sangalgan deve confrontarsi con problemi che io non ho, e non lo invidio per niente. Però vivrà anche avventure che io posso solo sognarmi, in questo senso lo invidio parecchio.
Scriverai ancora?
Lo sto già facendo. Sangalgan vuole diventare la massima autorità nel suo campo di studi, non si fa scrupoli, non si ferma davanti a niente, e io non riesco più a controllarlo! Ha voglia d’avventura.
BIOGRAFIA
Nato a Verona nel 1984. Durante gli studi universitari sviluppa un acceso interesse per l’architettura sacra. Nel 2003 consegue la Laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano, con una tesi sugli ambienti ipogei del primissimo periodo cristiano. Nel 2009, la Laurea Magistrale in Architettura con una tesi sulle architetture veterotestamentali. Partecipa alla XX edizione del Festival Biblico di Vicenza con uno studio sul Tabernacolo di Mosè, per la cui occasione realizza una dettagliata ricostruzione virtuale della mitica costruzione. Insieme alla Prof.ssa Anna Lucia Maramotti, del Politecnico di Milano, dirige il “Convegno sulle Architetture Sacre nell’Antico Testamento”, dove presenta la sua ricostruzione virtuale del Tempio di Salomone. Anni più tardi, questi studi preliminari diventeranno la base per il suo primo romanzo, Berith. È stato redattore degli articoli di architettura per la rivista “Pantheon”. Italiano naturalizzato tedesco, vive a Monaco di Baviera.
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